giovedì 20 dicembre 2007

Viva gli americani veri



Ho letto oggi sui giornali che i nativi americani Lakota hanno rifiutato la cittadinanza americana e si stanno organizzando per unirsi anche con i nativi di altre tribù per formare uno stato proprio, con propri passaporti e patenti di guida.

Russell Means, uno degli attivisti più tenaci, dice che i trattati firmati tra i nativi e il governo americano non sono mai stati rispettati da parte della casa bianca, che quindi hanno valore nullo, come la carta in cui sono scritti.

Ho sempre pensato che ci fosse una contraddizione in termini nel fatto che il governo statunitense avesse concesso la cittadinanza americana ai nativi e non il contrario, come sarebbe stato naturale.

E’ come se un ladro venisse in casa tua, stuprasse tua madre, uccidesse tuo padre e i tuoi fratelli, si prendesse tutta la casa concedendo a te l’uso del garage, aspettandosi anche il tuo riconoscimento.

Spero che i nativi si facciano rispettare e faccio il tifo per loro, anche se temo per le ritorsioni che gli potrebbero infliggere gli esportatori di democrazia.

Gli statunitensi hanno portato malattie morte e disgrazie nel paradiso che era il “nuovo mondo”, hanno sterminato umani e animali, hanno fatto la prima guerra batteriologica della storia consegnando ai nativi coperte infettate di vaiolo; speriamo che venga fatta in qualche modo giustizia.

Viva i nativi americani!!!! Viva la libertà, quella vera!

venerdì 21 settembre 2007

Armi di distruzione di massa



Milioni di giovani di questi tempi usano droghe sintetiche, molti ne abusano. Fino a sabato scorso ero fra quelli che, per paura, per mancanza di occasioni o per scelta, non l’avevano mai provata.

Ad un’età che non è propriamente adatta o in ogni modo tipica per affacciarsi al mondo delle droghe sintetiche decisi che questa esperienza non poteva mancare al mio curriculum, la curiosità mi spinse a provare.

Molti miei amici e conoscenti usarono exctasi ed altre droghe sintetiche in abbondante quantità da adolescenti e saltuariamente lo fanno tuttora.

Sabato scorso mi si presentò l’occasione di andare ad una festa molto simile ad un rave, peraltro tenutasi in un luogo fiabesco: all’interno di un piccolo castello medievale.

Mi decisi ed andai con la mia ragazza Giulia, suo fratello Beppe, la sua ragazza Anna ed il mio amico Alessandro. Giulia, Beppe ed Alessandro avevano già avuto esperienze in merito.

Salimmo tutti nella mia auto e partimmo verso lo sballo.

Come già detto per me fu il primo rave a cui partecipai, quindi non posso fare un serio confronto con altri eventi del genere ed a dire il vero non è questo il mio scopo; quello che voglio è descrivere l’effetto che ebbe su di me l’mdma, la droga sintetica per eccellenza dei rave, usata anche come principio attivo per produrre l’ecxstasi.

Nel gran parcheggio fuori del castello c’erano alcuni camper e molte auto.

A detta dei miei amici solitamente i rave sono ad entrata gratuita, sfortunatamente il nostro fu a pagamento.

Per il fatto appunto dei 15 euro da sborsare ci pensammo un po’ prima di entrare ma alla fine, vista anche la strada per arrivarci, ci decidemmo. Era circa l’una e mezza di notte, dentro il castello non c’era moltissima gente, circa un centinaio di persone, la musica tecno pompava già ma ad un volume secondo me un po’ troppo basso.

Un paio di bancarelle, ad un lato del cortile del castello, vendevano le solite cianfrusaglie tipo posacenere, ceylum, magliette, incensi.

Di fronte al dj -una ragazza carina, o almeno così mi appariva- si trovava la pista da ballo che sostanzialmente era la parte centrale del cortile del castello; in centro alla pista c’era una strana costruzione che riuscii a focalizzare soltanto più tardi; ad uno sguardo da “non addetto ai lavori” infatti si vedevano solamente due scale che sostenevano dei teli fluorescenti, dalle scale penzolavano inoltre dei fasci di neon viola, quelli, per capirci, che fanno apparire fluorescenti gli indumenti bianchi.

Le pareti del castello, di modeste dimensioni, erano collegate tra loro da dei fili dai colori rigorosamente fluorescenti; a questi fili erano attaccati alcuni cubi, ognuno diverso dall’altro, formati da un telaio di legno intrecciato dagli onnipresenti fili fluorescenti.

Ad un lato della pista c’era un bar che vendeva acqua e birra.

In un’ampia stanza all’altro lato della pista vendevano torte sia salate che dolci e succhi di frutta.

Con i miei amici facemmo un giro di perlustrazione e devo dire che non notai molta gente sballata.

Pian piano giunsero altre persone, all’ora di punta eravamo circa in trecento.

Alessandro fremeva ed aveva una gran voglia di trovare mdma.

A dirla tutta io mi stavo annoiando a morte e mi dava fastidio il fatto di aver percorso tutti quei chilometri e sborsato 15 euro d’entrata per non divertirmi nemmeno un po’, ma non ero neppure pienamente convinto di provare la droga.

Alessandro s’informò da alcuni ragazzi e venne quindi a sapere che uno dei camper parcheggiati fuori del castello era fornitissimo di una quantità di droghe.

Si precipitò ad acquistare mezzo grammo di mdma e due trip.

I trip li mise da parte per un altro giorno, la polverina magica invece la disciolse in una bottiglietta d’acqua.

Era euforico, non tanto perché la droga avesse già fatto effetto, ma per il fatto d’averla trovata.

Volli provarne un sorso e sentii in bocca il gusto amarognolo del composto chimico, la mia ragazza invece ne bevve più di qualche sorso, per lei non era la prima volta.

Quel tipo di droga, presa in tal modo, impiega circa 45 minuti per andare in circolo.

Sapevo che quel sorso che bevvi avrebbe avuto un effetto impercettibile, vista l’irrisoria quantità di sostanza che conteneva, invece Alessandro e Giulia già iniziavano a sentire i primi sintomi. Ci pensai un po’ su e visto che non mi divertivo per nulla, con la superiorità di chi pensa: “Si, lo faccio, ma solo per vedere com’è, non sono come gli altri drogati” decisi di andarmi a comprare mezzo grammo di mdma, anche per non “sprecare” quella serata già ipotecata in quel senso dal suo inizio.

Andai al camper, diedi i 30 euro allo spacciatore, sciolsi la polverina dentro una bottiglietta d’acqua e la bevvi a brevi sorsi in circa mezz’ora.

A quel punto Giulia ed Alessandro dissero che erano “fuori”, quindi che la droga aveva fatto il suo dovere; Alessandro aggiunse anche che era buona.

Ero ancora del tutto “sano”, quando andammo a pisciare.

Al rientro sentii che qualcosa stava velocemente cambiando in me, iniziai a sentirmi “cotonato” e leggermente ebbro.

Subito dopo con Giulia ed Alessandro andammo in pista.

Ballando bevvi una lattina di birra assieme ad Alessandro.

Ad un certo punto, in un istante, tutto iniziò ad essere perfetto, come quando stai guardando in TV un canale mal sintonizzato e d’un tratto l’immagine appare perfettamente nitida e l’audio diventa stereo.

Provai quello che un buddista chiamerebbe “satori”.

D’un tratto mi sentii sollevare da terra, mi sembrò di fluttuare a qualche centimetro dallo stesso suolo che prima mi faceva sentire così pesante.

Avevo la consolle della dj di fronte, iniziai a sentire benissimo la musica, a capirla, le luci erano perfette, mi sembrava di essere in una stanza con il soffitto, voltai la testa all’insù e vidi quei fantastici cubi brillare, la rete di fili fluorescenti mi apparve meravigliosa, quasi “necessaria”. Guardai la costruzione che era in centro alla pista, quella che fino a qualche minuto prima mi sembrava senza senso e vidi un mostro alto con le braccia penzoloni, il “mostro del rave”.

Per un secondo pensai che gli organizzatori dovevano aver preparato tutto sotto effetto di droga per aver una visione così pragmatica dell’effetto delle decorazioni.

Spostando lo sguardo da un cubo all’altro, gli occhi mi ballavano per un istante per poi mettere a fuoco l’oggetto, come se avessi una sorta di molla negli occhi, molto simile all’effetto dello struzzo di “Willy e il coyote”.

Avete presente quando arriva a tutta manetta per poi bloccarsi di scatto e la testa gli tentenna per qualche decimo di secondo prima di fermarsi? Ecco, i miei occhi facevano la stessa cosa.

Tutto mi fu chiaro, tutto era perfetto, le giunture del mio corpo iniziarono ad essere meravigliosamente sciolte, come se mi avessero iniettato del lubrificante in ogni singola articolazione.

Mi resi anche conto della bravura di alcuni registi a rendere quelle sensazioni in video, sicuramente non prima di aver provato loro stessi tali droghe.

Non so se capiti a tutti, ma in quel momento mi apparve chiaro come non mai quello che dovevo fare della mia vita. Capii che dovevo impegnarmi nel mio sogno di fare lo scrittore, che dovevo amare la mia ragazza e che dovevo scrivere dell’esperienza che stavo provando.

Mai come in quei momenti avrei voluto aver sottomano un registratore per urlarci dentro tutte le emozioni che stavo provando, mi dispiaceva molto non averlo, perché ero sicuro che senza gli appunti presi “a caldo” avrei perso molte informazioni utili alla ricostruzione.

Mille pensieri vorticavano nella mia mente, facevo ragionamenti a velocità supersonica ma prima che ne finissi uno già un altro si faceva largo tra gli altri. Un bel casino insomma, ma tutto sommato piacevole.

Ero amico di tutti, tutto era bellissimo; qualsiasi cosa vedessi, facessi o pensassi aveva il suffisso “issimo”.

Smisi di pensare e la musica mi travolse, l’unica cosa che desideravo fare era ballare.

Comunicai ad Alessandro che la droga mi era “salita” e che ora capivo perché a lui piacevano tanto le droghe sintetiche. Lui sorrise.

Rimanemmo un po’ a ballare.

Ad un certo punto Alessandro mi toccò le mani e la faccia e disse che ero freddo.

Ci scostammo dalla pista e rimanemmo qualche minuto ai bordi.

Giulia andò a comprare qualche bottiglietta d’acqua.

Subito dopo sentii un leggero conato di vomito, lì per li pensai che sarebbe passato subito, invece qualche secondo dopo il conato divenne possente ed iniziai a correre verso una parete del castello con una mano a tapparmi la bocca.

Non appena tolsi la mano un getto liquido schizzò fuori della mia bocca, altri seguirono nel giro di un paio di minuti.

Subito accorsero Alessandro e Giulia per assicurarsi che stessi bene, li rassicurai, in effetti mi sentivo bene.

Ci sedemmo un attimo in una panchina bevvi un po’ d’acqua e mi bagnai la fronte ed i polsi.

Provai ad alzarmi ma sentii le gambe tremare leggermente, erano molto deboli.

Mi risedetti.

Giulia mi rimproverava del fatto di aver bevuto la mezza birra, che non andava bene, che bisognava che bevesi tanta acqua.

Alessandro mi disse che era normale sentire le gambe deboli -perchè l’mdma ti “taglia” le gambe, non è come l’ecxtasi che contenendo anche anfetamine ti tiene attivo-.

Rimasi seduto ancora una decina di minuti.

I miei amici mi parlavano in un modo strano; parlavano molto velocemente, dicevano quattro-cinque parole e poi cambiavano discorso.

Sembrava quasi si facessero le domande e si dessero le risposte.

Non facevamo una vera e propria conversazione ma frammenti di più conversazioni; almeno era quello che mi sembrava perchè non riuscivo a capire se fossero loro a parlare veramente così o se fossi io ad avere quella percezione.

Probabilmente entrambe le cose.

Attimi di gran confusione si alternavano ad attimi di quasi completa lucidità.

Ebbi la sensazione d’essere io a determinare i due stati mentali, lasciandomi trascinare dall’effetto della droga o tenendolo a bada.

Ci alzammo e tornammo in pista per un altro po’, probabilmente per un’altra ora circa.

Appena smettemmo di ballare mi sentii ritornare “a terra”.

Di nuovo il peso del mio corpo poggiava sulle gambe.

Beppe (che non aveva fatto uso di droghe, come pure la sua ragazza Anna) venne a chiedermi le chiavi della macchina perché era stanco di “non divertirsi”, voleva andare a dormire un po’.

Gli diedi quello che voleva e seguitai a ballare e parlare confusamente con la mia ragazza ed Alessandro.

Dopo circa un’ora decidemmo di tornare a casa, più che altro per Beppe ed Anna, che per tutta la notte non fecero altro che “aspettare”; non ho ancora capito perché siano voluti venire ad una festa del genere, visto che in feste del genere l’unica cosa da fare è drogarsi e goderne.

Li trovammo a dormire nei sedili posteriori.

Non me la sentii di guidare e non me la sentii nemmeno di dare la mia auto a qualcuno che si era drogato come me; chiesi quindi a Beppe se voleva e se la sentiva di portarci a casa.

Disse di si e lo fece.

Arrivammo alle 7.30 circa del mattino, mi guardai allo specchio ed impallidii nel vedermi due palle nere enormi al posto degli occhi.

Le mie pupille erano dilatatissime, quasi ad occupare l’intera iride che era nulla più che un sottilissimo contorno.

Mi buttai a letto senza sonno con un ritornello tecno che ancora mi risuonava nelle orecchie. Dopo circa un’ora mi addormentai, dormii tre ore tra la musica che ancora pompava nella mia testa e almeno 5-6 andirivieni dalla camera al bagno per pisciare tutta l’acqua che bevvi durante la nottata.

Al pomeriggio mi sentivo un po’ svuotato e tremolante, però devo dire molto meno male di quanto ci si può sentire dopo una nottata passata a bere alcolici o superalcolici.

In ogni caso mi hanno impressionato le alterazioni che può provocare una così piccola quantità di polverina bianca; ancor di più quando ho letto su internet che l’alterazione di certi valori persiste per alcuni mesi dopo l’assunzione.

In fin dei conti fu una bell’esperienza, sono felice d’averla provata ed altrettanto contento di non averla fatta durante la mia adolescenza. Molto probabilmente non la proverò più, oppure se dovesse accadere sarà attentamente ponderato.

Sono tuttavia convinto e promotore, con tutte le precauzioni del caso, che una volta nella vita si debba fare.

Credo inoltre che esperienze del genere abbiano senso proprio perché straordinarie, quindi sarebbero pericolose e senza senso una volta che diverrebbero ordinarie.

Una persona che si ama e che ama il proprio corpo non può seguitare con menomazioni del genere alle proprie cellule cerebrali ed al proprio corpo.

Se scoprissi che mio figlio fa uso di questo tipo di droghe ne parlerei seriamente informandolo su come agiscono e i danni che provocano. Un’arma molto più forte ed efficace del proibizionismo sono convinto che sia l’informazione corretta.

Nel nostro paese, oltre a sapere quanti peli del culo ha questa o quell’altra valletta o oca giuliva bisognerebbe fare un po’ d’informazione in merito.

Ma si sa che le mafie vivono del business della droga, e le mafie portano voti e consensi ai signori che siedono in parlamento, quindi tali signori devono una certa riconoscenza.

mercoledì 5 settembre 2007

La sottile linea rossa



L’Europa di oggi mi piace, sono felice fiero ed orgoglioso di essere cittadino europeo. Viaggiando in Europa si ha una grande sensazione di libertà (purtroppo soltanto essendo cittadino europeo) , la sensazione che ci siano molti popoli diversi ma nessuna frontiera. Molte volte ad esempio non ci si rende bene conto del confine tra uno stato e l’altro dell’Europa. Stai viaggiando con la tua auto e ti accorgi ad esempio che la lingua nei cartelloni pubblicitari è cambiata , allora capisci che hai passato la sottile linea rossa, e non te ne sei accorto mentre la passavi ma dopo che l’hai attraversata: questo è bellissimo. Non sono i confini a fare i popoli, ma le diverse culture.

Mi piacerebbe fosse così in tutto il mondo.

Infatti mi piace meno l’Europa di un tempo: quella che ha “esportato” i confini nella stessa maniera in cui alcuni delinquenti oggi “esportano” la democrazia.

Come sarebbe ad esempio l’America oggi senza l’invasione e la devastazione prodotta dagli europei? Come si sarebbero evoluti i popoli Maya e Azteco? E perché i nativi nordamericani continuano ad essere chiamati indiani quando sono più di 500 anni che si sa che non lo sono? Perché invece gli inglesi emigrati in America del nord vengono chiamati americani? Tra l’altro poi gli “inglesi emigrati”, dopo cinquecento anni dalla loro emigrazione, hanno concesso agli americani nativi la cittadinanza americana!!! Sembra una barzelletta, ma purtroppo è la realtà. Mi piacerebbe parlare di questo con un nativo americano.

La sottile linea rossa, oltre che il titolo di un bel film che ha la speranza di far riflettere le coscienze, è la dimostrazione delle porcherie che il mondo che si dice civilizzato è stato ed è tutt’ora capace di produrre.

La sottile linea rossa è appunto la linea disegnata su una carta geografica che decide le sorti di un gruppo di persone che molte volte nemmeno si può definire popolo, perché un popolo è un’altra cosa.

Un popolo è un insieme di persone che hanno in comune caratteristiche come radici, lingua, cultura, religione e nazionalità.

Molte volte invece i popoli sono stati (e tutt’ora lo sono) divisi dalla sottile linea rossa: dopo conquiste militari da parte del potente di turno sono stati decisi i confini.

I confini poi cosa sono? Sono delle barriere più o meno visibili che delimitano la libertà dei popoli ma sopratutto delle singole persone.

Persone che possono essere di serie A o di serie B, per non parlare di quelle di serie C.

Perché ad esempio un cittadino di un paese X può andare nel paese Y, ma il cittadino del paese Y non può andare nel paese X?

Se un mio amico mi viene a trovare a casa, perché pure io non posso andarlo a trovare a casa sua? Le cose sono due allora: o non siamo amici oppure ha qualcosa da nascondermi e quindi non siamo amici.

Mi chiedo ad esempio perché se uno ha la “fortuna” di nascere a San Diego può andare a Tijuana con la semplice carta d’identità ed invece uno che ha la “sfortuna” di nascere a Tijuana non può andare a San Diego se non dopo ore e ore di coda sotto il sole per richiedere un visto. Visto che viene rilasciato solo dopo averti preso le impronte digitali, la foto della retina, averti chiesto cosa vai a fare a San Diego e dove andrai a dormire. Ma che cazzo ti frega a te di dove vado io?! Sono forse un delinquente?! I Messicani sono delinquenti per definizione e gli statunitensi no?!

Una cosa che mi fa incazzare è il fatto che un cittadino, per lavorare in uno stato che non sia il suo e che non abbia particolari accordi con il suo stato di appartenenza, debba sudare sangue e comunque aspettare dei mesi (quando non anni) per avere il permesso di lavorare in regola.

Ad esempio un argentino che voglia lavorare in Spagna, o un messicano che voglia lavorare negli stati uniti, o uno statunitense che voglia lavorare in Europa, deve partire dal suo stato con il contratto di lavoro già firmato!

Io mi domando come sia possibile trovare lavoro a 10.000 chilometri di distanza?

Chi ti da un lavoro senza nemmeno averti visto in faccia?

Possibile che non si possa dare un visto turistico al lavoratore emigrante, che può essere emigrante anche solo per qualche mese o anno o per tutta la vita, ed una volta emigrato si cerca il lavoro che meglio gli aggrada?

Perché invece molte persone sono obbligate a rimanere nella clandestinità non potendo lavorare regolarmente?

Logico che poi si rivolgono ad associazioni criminali per trovare lavoro.

E ci lamentiamo che gli extracomunitari fanno i delinquenti o che lavorano in nero. E che altro possono fare? La sottile linea rossa non gli permette di fare altrimenti.

Gli extracomunitari che si macchiano di un crimine devono essere sbattuti sul primo aereo verso il loro paese a loro spese, devono scontare la condanna nelle carceri del loro paese e non devono mai più poter far ritorno nello stato in cui hanno commesso il crimine se è stato grave, oppure devono essere sottoposti a controlli stretti se il crimine è stato di non grave entità.

Facciamo pagare i criminali, non i lavoratori onesti, quelli lasciamoli lavorare in pace.

Ho la netta sensazione che la linea rossa sia un generatore di criminalità.

I popoli mi piacciono, gli stati meno.

E poi la cosa che più mi da fastidio e che più ma ha fatto sentire umiliato: il passaporto!

Sostanzialmente un pezzo di carta, ma virtualmente una chiave di accesso per attraversare indenni questa maledetta linea rossa.

La cosa che più mi ha umiliato è che io non sono io, non sono quello che dico di essere, sono quello che un pezzo di carta dice che io sono! Pazzesco! Pazzesco! Da non crederci.

Ho subito questa situazione quando mi è stato rubato il passaporto poco prima che dovessi entrare negli Stati Uniti dal Messico. Senza il pezzo di carta che dicesse chi fossi, non potevo entrare. Con il pezzo di carta si, senza pezzo di carta no.

La sottile linea rossa, rossa di sangue e di odio.

sabato 25 agosto 2007

Fine Agosto


Fine Agosto.

E’ come quando sei in vacanza lontano da casa e proprio sul più bello che conosci una ragazza carina simpatica intelligente, ma soprattutto che te la dà, devi tornare a casa perché le tue ferie sono finite.

Agosto è questa ragazza.

Agosto è il mese in cui sei pienamente abituato al caldo e ti piace. Ti sei abituato all’estate, alle grigliate in giardino, al finestrino aperto anche di notte, all’infradito e alla manica corta, al pronti via, al dai che andiamo dai che facciamo, al svegliarti al mattino e vestirti in un secondo, a quell’essere sudaticcio , a farti la doccia ed uscire senza asciugarti.

Giugno è un bel mese, ma le vacanze sono ancora lontane e l’inverno ancora te lo ricordi.

Ad agosto invece, quando vedi i cavalletti delle motociclette e le transenne che sprofondano nell’asfalto reso malleabile dal caldo ti chiedi: ma può essere che proprio qui d’inverno faccia un freddo cane? Può essere che proprio qui nella terrazza del bar dove sono, solo sei mesi fa non si potesse rimanere seduti a bere una birra la sera dal freddo che faceva? No, non è possibile.

Ti è mai capitato di entrare in una cella frigorifera ad agosto? Una sensazione bellissima.

Fuori +40° ed in cella -10° e tu in maniche corte che dici: beh, alla fine si sta bene, non fa così freddo, quest’inverno si va in maniche corte!

Agosto è il mese in cui ci si abitua al caldo e all’estate, ed è lo stesso mese che andandosene ci prende a schiaffi svegliandoci dall’incantesimo e dicendoci che la bella stagione è ormai passata.

Proprio sul più bello, proprio quando iniziavi a divertirti.

Te ne accorgi per due motivi fondamentali: primo devi tornare al lavoro e secondo: ma‘sto cazzo di buio non arriva troppo presto?

Ti si palesa la realtà che l’estate non è per sempre, anzi peggio, che l’estate è ormai un ricordo.

E tu allora resisti, facendo finta di nulla continui ad uscire in maniche corte ed infradito, starnutendo e soffiandoti il naso, dicendoti si si, è solo che oggi fa un po’ freschino, ma domani vedrai!

Tenti di non dirti che in realtà fa freschino perché l’estate è finita, però lo sai, e come ogni anno ti senti assalito dai sensi di colpa.

Ti riprometti che l’anno prossimo inizierai a vivere l’estate da maggio, andando a farti camminate in montagna, magari dormendo in tenda da qualche parte per riappacificarti con una natura che ormai senti orribilmente lontana. Ti riprometti di fare qualche grigliata in più, di godertela un po’ di più la prossima estate.

Ti riprometti di non aspettare più agosto per sentirti estivo ma di chiedere al tuo capo magari una settimana di ferie a giugno, in maniera di renderti conto un po’ prima di quanto bella sia l’estate.

Estate, che bella cosa!!!

sabato 18 agosto 2007

Quarantottore


Ci sono due categorie di persone: quelle che ogni mattina per svegliarsi è un calvario e che alla sera non andrebbero mai a letto; e quelle che al mattino sono belle pimpanti e la sera svengono sul letto appena lo toccano.

Non so bene come siano divise queste due categorie, se ci sia un 50% della popolazione che si sveglia bene e l’altro 50% che non vorrebbe mai alzarsi dal letto o se le percentuali siano spostate più verso l’uno che verso l’altro tipo di risveglio.

Io purtroppo appartengo alla categoria “alla sera leoni e al mattino coglioni” anche se non sempre la sera precedente sono stato un “leone”.

Dico purtroppo perché ho la netta sensazione che le persone che si svegliano bene e presto al mattino abbiano più occasioni, più prontezza di spirito e tutto sommato un approccio più positivo alla vita.

Qualcuno mi può confermare o smentire?

Io sarei d’accordo se si proponesse una giornata di 48 ore, così almeno potrei ammortizzare meglio gli sforzi di 3-4 ore passate al mattino a “svegliarmi” durante le altre ore della “giornata”

Molte volte alla sera prima di andare a letto mi sento pienamente pimpante e vorrei utilizzare quella mia energia, ed invece devo calmarmi e tentare di prendere sonno.

Chi vota per le giornate da 48 ore? Immaginate quante cose si farebbe in tempo a fare!!!

domenica 5 agosto 2007

E' tornata internet

Molto bene, da venerdì internet è tornata a far parte della mia giornata.
Sto cercando di usare la grande rete in modo un poco più attivo, scrivendo o comunque sforzandomi a scrivere qualcosa in più sul mio blog.
Il mio blog che tuttavia rimane vergine, nel senso che ancora nessuno tranne me ha lasciato un commento. Ancora non so se qualcuno lo abbia mai visitato, dovrei verificare se si possa mettere un contatore di visite, giusto per sapere se qualcuno si è imbattuto per sbaglio nella mia creatura.
A proposito di verginità allego un video che il mio amico Vendra ha girato mentre scendevo con lo snowboard da una discesa in neve fresca vergine.
A presto

venerdì 3 agosto 2007

Una settimana senza internet


Da venerdì pomeriggio hanno sospeso il servizio internet nell’appartamento in cui abito, molto probabilmente perché il proprietario non ha pagato la bolletta.

Mi sento nudo, mi sembra di aver perso un braccio, o addirittura entrambe le gambe.

Ho anche provato ad andare su due bar che offrono internet wireless per i loro clienti, ma niente da fare. Su un bar addirittura ho ordinato una tortilla intera per sbaglio! Volevo ordinare una tapa! Mi è arrivata una frittata con patate e cipolle che non ci stava nemmeno sul piatto!!! Per fortuna l’ho fatta incartare e me la sono portata a casa, tortilla a colazione, oooookaaaay!!

A quel punto mi è sorto il dubbio che il problema fosse del mio computer. Boh, sta di fatto che mi sento tagliato fuori dal mondo.

Sto cercando di capire se per me internet sia una dipendenza oppure sia veramente necessario come mi appare.

Si possono fare un’infinità di cose nella grande rete.

Si possono prenotare biglietti aerei, consultare orari degli autobus, vedere le previsioni del tempo, scaricare film e musica, ascoltare le radio di tutto il mondo, leggere i giornali, consultare ricette quando non si sa cosa cucinare.

Ormai mi sono abituato ad andare a cercarmi le informazioni da chi voglio e quando ne ho bisogno. Non riesco più a stare a guardare la tv per più di mezzora, mi annoio!

Al massimo mi guardo una mezz’oretta di Heidi al mattino!

Trasmettono pochissime cose per cui valga la pena di fermarsi a guardare.

Un sacco di talkshow finti, falsi telegiornali, telefilm dementi per spettatori decerebrati.

Nell’ultimo mese ho decisamente abusato di internet, ho navigato una media di 6-8 ore per giorno.

E’ anche vero che non ho molto altro da fare e su internet qualcosa di interessante si trova sempre.

Credo comunque che come per tutte le cose, anche abusare di internet faccia male, crea una certa dipendenza. Comunque ho già la certezza che quando andrò a vivere da solo la tv sarà l’ultimo dei miei pensieri. Probabilmente mi comprerò un proiettore e un buon impianto audio per godermi appieno i film dal mio computer, ma della tv non credo sentirò la necessità.

Tra l’altro non capisco perché le reti televisive si ostinino a trasmettere via etere quando possono trasmettere con costi molto minori via internet ed essere viste in tutto il mondo. L’Italia poi è all’età della pietra in questo senso, noi addirittura abbiamo “inventato” il digitale terrestre. Speso miliardi per accedere ad una tecnologia obsoleta già in partenza. Se quei soldi fossero stati spesi per ammodernare i servizi di connettività internet ed estenderli a tutta l’Italia, gli Italiani ora sarebbero molto più informati; ma forse è proprio quello che si vuole evitare.

Internet insomma è una fonte inesauribile di tutto. Si può imparare una lingua, si possono avere notizie da parti remote del mondo, avere contatti con amici lontani, effettuare telefonate intercontinentali gratuite, leggere i giornali di tutto il mondo; si possono pure visitare milioni di siti pornografici, si può imparare a fare una bomba in casa o come rubare un’auto. Un pozzo senza fine di informazioni; questo è internet, sta solo a noi cercare quello che ci interessa.

Quando mi sono accorto che la connessione internet nell’appartamento dove vivo era stata sospesa…beh, mi sono sentito offeso, come se mi avessero fatto un grandissimo torto. Ero proprio arrabbiato, ma non sapevo bene con chi. Mi sono sentito come se mi avessero tolto l’aria solo perché non avevo pagato la bolletta. Non puoi ammazzare uno perché non paga la bolletta, no? O meglio ancora: non puoi far pagare l’aria che si respira! E’ un mio diritto di essere umano respirare l’aria. Allo stesso modo credo che internet debba essere un diritto fondamentale dell’uomo, come quello della salute. L’estate scorsa ad esempio sono stato in Estonia, molti non sanno nemmeno dove si trovi e a dire il vero nemmeno io fino a poco prima di andarci. Beh, li nei parchi cittadini (e sono proprio tanti) e nei centri città c’è la connessione wireless. Cioè tu stai seduto in una panchina in centro o sdraiato nell’erba del parco e ti puoi leggere il giornale, vedere le ultime notizie, lavorare , guardare la tv o chiamare tua madre per dirgli che butti la pasta!! E’ fantastico! e tutto gratis!!

In più, una ragazza che ho conosciuto mi ha detto che internet ad alta velocità è presente in tutte le case in Estonia, come la corrente elettrica ed in più è gratis; cioè è un requisito fondamentale per avere l’abitabilità!

‘Sti comunisti!!!

Io le ho detto che a casa mia non riuscivo nemmeno pagando ad allacciarmi ad internet ad alta velocità, lei è rimasta un po’ stupita.

Mi ha addirittura detto (ma non l’ho verificato) che l’inventore di skype o comunque del sistema di telefonia voip è un estone. ‘STI COMUNISTI!!! Cercano in tutte le maniere di ottimizzare le loro conoscenze! Beh, comunque noi abbiamo il digitale terrestre e nessuno ce lo toglie!

Bisogna stare attenti però a non credere che con internet si possa fare tutto. Si può fare quasi tutto.

Ad esempio bisogna avere la consapevolezza che una chiacchierata con un anziano in una panchina di un parco o una birra con gli amici non possono essere tralasciate. Insomma internet non deve andare a discapito delle relazioni umane ed affettive, che non possono essere sostituite.

Per tutto il resto però…che figata internet!!!!

sabato 21 luglio 2007

Siamo immortali?




Voglio affrontare un tema molto caro all’essere umano di qualsiasi provenienza , razza o religione: cosa succederà dopo la nostra morte? Dove andremo? Come saremo?

Il mio non vuole essere un trattato sulla morte, non ho ne la voglia ne le conoscenze per scriverlo, vuole essere una riflessione di una persona normale che semplicemente si guarda attorno.

Gli esseri viventi hanno un ciclo di vita che si può riassumere in tre passaggi principali: nascita – vita – morte; tra gli esseri viventi, l’uomo non è certo un’eccezione!

Molti animali probabilmente non hanno piena consapevolezza dello svolgersi di questo ciclo, altri invece se ne rendono conto e si comportano molto più degnamente di tanti umani. L’umanità comunque da molti millenni ha la consapevolezza della morte.

Sappiamo che siamo nati, che stiamo vivendo e che dovremo morire. Oggigiorno sappiamo stabilire quasi sempre quando una persona sia nata e perchè sia morta, ma dalla notte dei tempi l’uomo si chiede che ne sarà di lui dopo la morte, e tutt’ora non ha una risposta certa.

Tutte le diverse culture hanno tentato di rispondere: alcune dicono che ci sarà la reincarnazione, altre il paradiso, altre l’inferno, altre ancora la gloria.

C’è inoltre una discreta percentuale di persone che pensano che oltre la morte non ci sia nulla, cioè quello che c’è stato (riguardo a noi stessi) prima della nostra nascita.

Per quanto mi riguarda sin da piccolo nei momenti di riflessione, cioè seduto sulla tazza del cesso, mi sono imbattuto in questo quesito così importante.

Le prime volte immaginavo che oltre la morte ci fosse il buio completo, più nulla, come quando spegni la playstation: dopo non è più la playstation, è solo un ammasso di circuiti e plastica.

Mi faceva paura l’idea che dopo la morte non ci fosse più stato nulla, mi rendeva un po’ triste.

Poi iniziai ad andare a catechismo, iniziò l’indottrinamento alla religione cattolica.

Dissero che prima o poi, se facevamo i bravi, tutti saremmo andati in paradiso e avremmo vissuto per sempre.

Al momento la presi come un’ottima notizia, sarei vissuto per sempre!!

In un’altra delle mie riflessioni però mi capitò di pensarci bene alla faccenda del vivere per sempre e rimasi deluso dall’idea. Vivere per sempre, si, ma come? Vecchio o giovane? E poi dove? in paradiso? Io volevo stare a casa mia.

Quello che più mi dava fastidio però era questa faccenda del per sempre, non mi piaceva proprio

E se io avessi voluto smettere? E se mi fossi stancato? Per sempre è un sacco di tempo!

Rimasi quindi confuso per un lungo periodo, indeciso se fosse peggio morire per sempre o vivere per sempre.

Oggi come oggi, come molte persone, sono dell’idea che ci siano solo due strade che portano alla immortalità:

una è quella di trasmettere il nostro DNA; quindi facendo un figlio, che sostanzialmente è una nostra evoluzione, che a sua volta trasmetterà i nostri geni a suo figlio ecc.

l’altra è fare qualcosa per cui tutti ti ricordino; potrebbe essere un’opera letteraria ,un monumento o una scoperta, qualsiasi cosa che diventi poi patrimonio dell’umanità, o comunque che lasci il segno nella storia, nel bene o nel male.

Potremmo quindi, secondo me, vivere per sempre solo negli uomini che verranno dopo di noi, nella loro memoria e nei loro geni.

Per quanto riguarda invece il significato più stretto della parola “vivere” credo che dopo che una volta esalato l’ultimo respiro, per noi sarà tutto finito. Game over.

L’importante è arrivare all’appuntamento felici, sereni e consapevoli di aver vissuto appieno la vita, così una volta che la morte arriverà, ci apparirà come un dolce riposo, come una pace dei sensi dopo l’enorme avventura di cui si è stati protagonisti. L’unica cosa che mi rammarica è vedere che tanti giovani e bambini muoiono senza aver vissuto la loro meritata vita…questo si è un vero peccato, meriterebbero davvero una seconda possibilità.

Voi che pensate succederà una volta che moriremo? E siete felici dell’eventualità di vivere per sempre?

domenica 15 luglio 2007

Menta c'è!

Ed ecco un'altro dei nostri eroi. Menta che si prodiga in un rail.


sabato 14 luglio 2007

Qui Milano Libera in un'Italia sempre meno libera

Non è argomento trattato solitamente da questo blog, ma la libertà fa parte del patrimonio di tutti noi, quindi , per difendere anche la mia libertà, riporto questo video di Piero Ricca, un cittadino ben informato che ha l'abitudine di far domande scomode ai personaggi pubblici. Proprio per questo il suo blog www.pieroricca.org è stato chiuso dall'incarnazione dell'antitesi della libertà: Emilio Fede (cioè Berlusconi).

Momentaneamente scrive su questo sito: www.quimilanolibera.net

Ciascuno tragga le proprie conclusioni.

Vendra ce la fa alla grande!!!

E bravo il nostro Vendra che con il suo esempio dimostra che la costanza, l'impegno e lo sprezzo del pericolo portano alla strada della conoscenza e del successo!
Grande vendra che l'inverno scorso ha fatto passi da gigante con lo snowboard.
Altri invece hanno fatto danni!!!

venerdì 13 luglio 2007

Vendra tenta di fare il rider




Vendra fa su, come tutti i rider, approccia allo snowboard senza timore e senza dolore.
Bravo vendra, se continui così da grande sarai un ottimo rider!
Impegnati e non guardare in faccia al dolore e allo scherno degli amici

giovedì 5 luglio 2007

Finchè la barca va




Finche non abbiamo grossi problemi nella vita, o finche non ci facciamo domande va tutto bene.
I problemi o comunque i dubbi iniziano a sorgere quando ci chiediamo se in realtà la vita sia giusto viverla così, se quello che facciamo sia vita.
Nasci, studi (più che sacrosanto) nei fine settimana ti diverti, ti ubriachi, nei tre lunghi mesi estivi vai in vacanza, conosci nuovi amici, vai dai nonni o coi nonni in montagna o al mare.
Ogni anno è diverso dall'altro, ogni anno sai fare qualcosa in più, qualcosa di diverso.
Un anno fa avevi il megadrive, ora hai la playstation! Vuoi mettere?
Ogni anno puoi fare qualcosa di diverso, ogni anno puoi stare fuori un pò di più a capodanno; un anno inizi a guidare il motorino, l'altro la moto, poi ti fai la patente della macchina!! 18 anni!! Quanto tempo hai atteso questo traguardo! Ora puoi andare al night!!
Porti a termine gli studi.
Con qualche fatica (se non raccomandato) ti trovi un lavoro inizi ad avere a disposizione qualche quattrino, inizi a diventare indipendente dai genitori.
Spendi i tuoi primi soldi senza tanto pensarci: compri cellulari , jeans strappati, paghi da bere agli amici al bar e altre cose del genere.
Ed è proprio qui che di solito iniziano i problemi, la tua vita inizia ad appiattirsi, ogni giorno la stessa storia, ogni fine settimana lo stesso bar. Per alcuni sempre lo stesso night!
Poi ti rendi conto , o meglio i tuoi genitori ti fanno notare che se vai avanti a sperperare in quella maniera i soldi che hai guadagnato con fatica, non riuscirai mai a "farti un futuro". Ma come faccio a costruirmi un futuro se non so nemmeno vivere il presente!?
Un futuro. Cosa sarà mai questo futuro? Una bella macchina con il FAP? Un appartamento in centro? Un mutuo trentennale? Una famiglia! Un figlio ed una moglie fedele.
Sarà mai possibile che tutti noi dobbiamo avere le stesse aspirazioni nella vita solo perchè facciamo parte di una stessa società?
Perchè la scuola, oltre che insegnarci a leggere e a scrivere non ci insegna anche a pensare?
Quanti di noi sono liberi di pensare e concepire la propria vita senza essere condizionati dal: nasci - lavora - fai una famiglia - vai in pensione - crepa?
Perchè non ci viene detto ed insegnato che la nostra vita dobbiamo essere NOI STESSI a decidere come sarà e solo a noi stessi spetta giudicarla? Chiaro nei limiti della legalità si intende.
Beh, è quando uno si fa queste domande che la barca inizia a perdere colpi e a non andare più così dritta. Ma è positivo o negativo questo fatto? Molti pensano che sia negativo, meglio non pensarci, meglio non rompersi la testa in assurde domande che non portano da nessuna parte.
Molti altri pensano che queste domande siano sacrosante e che indichino che nonostante tutto siamo ancora vivi. Perchè è meglio vivere male piuttosto che vegetare. O no?!

martedì 3 luglio 2007

Il drago


Da bambino immaginava che i sette colli fossero le scaglie dorsali di un enorme drago addormentato. Da grande invece, per andare al lavoro, percorreva ogni giorno la strada che fiancheggia le colline.

Lavoro lavoro, sembra non esserci altro di più importante nella vita. La vita poi, quando la vivrà Tommaso? Andata e ritorno, andata e ritorno, andata e ritorno. Vai alle otto e torna a mezzogiorno, vai alle due e torna alle sei, quanto tempo perso, quanto tempo sprecato. Quale la differenza tra lui ed uno schiavo?

Erano anni che Tommaso vedeva quei colli , migliaia di chilometri aveva percorso passando innumerevoli volte su quella strada, ma come oggi non li aveva visti mai.

Oggi , andando come ogni altro giorno al lavoro, se ne è innamorato al primo sguardo; come fosse un colpo di fulmine, come fosse la prima volta che li vedeva.

I platani che fiancheggiano la strada , ladri di tante giovani vite, sembrano ora interrompere a tratti, con gelosa intermittenza, le occhiate amorose che Tommaso lancia verso le colline.

Tommaso gira di scatto ed infila l’auto in un tratturo che punta verso i colli, si ferma e scende. Dovrebbe sbrigarsi, altrimenti arriverà in ritardo al lavoro.

Tommaso, sceso dalla macchina, fa due passi verso le colline; le fissa e si accorge che gli sorridono, i ciliegi festeggiano e lo salutano con le loro chiome, prova ad immaginare quanta vita ci dev’essere lassù ,mentre i passeri gli volano vicinissimo, quasi scompigliando la sua bionda chioma.

La natura gli sta dando il benvenuto nel mondo dei vivi.

Oggi Tommaso si è svegliato, si è accorto di essere parte della natura e degli animali.

Fissa l’orizzonte ondulato dietro i colli, le sue labbra si inarcano ed un sorriso gli riempie il volto assottigliando i suoi occhi come fossero strette finestre di una fortezza, da cui spia la vita che lo circonda.

L’aria gli inonda i polmoni come l’acqua inonda per la prima volta una diga appena ultimata.

Si sente più alto, più bello, vivo.

Ora capisce la differenza che c’era tra lui ed uno schiavo: la passione per la vita.

Sente che il suo drago si è svegliato e a breve inizierà a sputare fuoco.

venerdì 29 giugno 2007

Oggi mi sento nomade



Oggi, con magra soddisfazione, mi sento nomade.
Chi di voi avrà fatto qualche viaggio avrà sofferto almeno una volta della cosiddetta "vendetta di Montezuma".
Per chi non conoscesse il significato della vendetta dell'imperatore Azteco, si tratta ne più ne meno di un attacco di dissenteria.
Beh da due giorni sono vittima di questa maledizione, dormo circa 18 ore al giorno e quando non dormo e non sono in bagno, succhio minestrina e patate lesse.
A dire il vero credo di essere stato vittima di un'influenza intestinale, perchè mi fanno male anche le ossa e la testa.
Poveri noi!
Questo è l'unico elemento che al momento mi fa sentire in viaggio.
A dire la verità non sono in viaggio, ma in trasferta.
Per 15 giorni qui ha fatto un freddo bestia, di andare in spiaggia nemmeno a parlarne, a meno di non andare col piumino.
Sono due giorni che sto male e da due giorni c'è il sole.
Ahh, poveri noi.
E' proprio vero che se desideriamo qualcosa con tutte le nostre forze tutto l'universo tramerà a nostro favore perchè ciò avvenga.
Io in questo periodo non ho voglia di fare un cazzo, ed in effetti prima il tempo ed ora la salute non mi permettono di fare un cazzo!!!
Buona carta igenica a tutti!

domenica 24 giugno 2007

E' arrivata la cicogna!!!



E' nato un nuovo blog.
Uno dei tanti, uno fra tanti.
Il mio.
Per cercare di capire perchè molti rimangono stanziali con il corpo e nomadi con la mente, aiutandosi con i libri, con la televisione, con l'alcool, con le droghe.
Per cercare di capire perchè io invece sono nomade con il corpo ma stanziale con la mente.
Questo primo post è introduttivo, ma non vi preoccupate, non vuole essere un blog di paranoie, bensì di confronto, e senza un argomento fisso ed obbligatorio.
Quante volte vi è venuto in mente di mollare tutto e partire?
Quante volte lo avete fatto?
Quante volte avete invidiato un vostro amico che lo ha fatto?
Io l'ho fatto più di una volta, forse proprio per far invidia ai miei amici.
Ma anche perchè non costa molto farlo e fa una buona pubblicità di se stessi.