giovedì 6 novembre 2008

Al margine


Non credo ad una società che si proclama avanzata, quando genera un uomo che non sa qual è il suo posto nel mondo.

Le aree lanciate verso il consumismo, quelle che sono definite più all’avanguardia, più moderne, sono quelle che si sono chiuse in se stesse e che si sono allontanate dalla realtà del mondo.

La sicurezza di sé che emana la società dei consumi, è figlia della sicurezza tipica dell’ignorante.

Quanti sostenitori dello stile di vita occidentale conoscono altri modi di vivere? Quanti s’interessano per esempio alla cultura indiana, al pensiero indù, buddista o anche alla filosofia cristiana originale?

Un buon osservatore cerca di vedere le cose da quanti più punti di vista possibili, perché noi “occidentali” non tentiamo di fare lo stesso?

Siamo sottoposti ad un continuo bombardamento pubblicitario per creare in noi desideri e sogni che non ci appartengono e che inesorabilmente finiscono per diventare la nostra priorità, il nostro motivo per andare avanti e per lottare, i nostri paraocchi.

Non tutti si fermano a chiedersi se il proprio stile di vita centri qualcosa con se stessi, se sia il proprio intimo desiderio, se vivendo e rincorrendo i sogni altrui durante la loro esistenza finiranno per raggiungere la meta, il nirvana, e quindi potranno morire felici e soddisfatti guardando all’indietro verso il sentiero che hanno percorso.

Il mondo occidentale tende a far coincidere la felicità con l’individualismo ed il materialismo più sfrenato, più possiedo e più sono felice, dimenticando pure la morale che ci ha lasciato Giovanni Verga ne “La roba”.

Sotto quest’aspetto gli asiatici sono enormemente più evoluti di noi poveri materialisti: sanno istintivamente che il nostro benessere è direttamente correlato con il bene di tutti gli esseri viventi del pianeta; sono coscienti che il mondo e la vita non si reggono sul predominio di un essere sull’altro ma piuttosto sull’equilibrio e l’armonia di tutti.

Un’epoca che crea un uomo che pensa di prescindere dalla natura, di cui è parte integrante, è corrotta, cieca e destinata al tramonto, nata morta.

Non per questo si deve negare il progresso per ritornare all’età della pietra, semplicemente ogni operazione fatta dall’uomo deve essere pensata con l’ottica di poter essere reversibile e di totale rispetto della natura, quindi dell’uomo stesso.

Della natura l’uomo dovrebbe ascoltare la voce, da essa prendere spunto, copiando.

Prendiamo ad esempio un particolare della vita dell’uomo come i rifiuti: in natura non esistono, perché quello che uno scarta, diventa cibo o materia prima per l’altro, e così via e se una cosa è scartata definitivamente, significa che non serve e se non serve semplicemente non viene prodotta. Applicando questa semplice regola, si arriverebbe a non produrre rifiuti.

Madre natura non si chiama madre a caso; come la nostra mamma c’insegna a vivere, basta osservare ed imparare. Il mondo “occidentale” è un figlio bastardo che ha rinnegato la propria madre prima di imparare a camminare.

Io credo che dovremmo tornare indietro, chiedere scusa alla mamma ed afferrare la mano che lei ci porgerà, felice di riprendere ad insegnarci a camminare.