mercoledì 19 marzo 2008

Siamo sicuri?



Negli ultimi anni, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, la libertà delle persone è stata messa sempre più in discussione a favore del mito della sicurezza.

Il cittadino si è visto spiato, filmato di nascosto e sottoposto a sempre più perquisizioni, restrizioni e controlli, in maniera crescente e per ora senza limite.

Ormai sono pochi i mezzi di trasporto a lunga percorrenza che si possono usare senza dover mostrare a un qualche addetto al controllo ciò che si porta con sé.

Non si può prendere un aereo senza che il passeggero ed il suo bagaglio siano accuratamente spiati, rovistati ed esaminati. Ormai non ci si può neppure portare una bottiglietta d’acqua in aereo, si deve patire la sete oppure ingrassare la compagnia comperando qualche bibita a bordo; neppure in molti uffici pubblici si può più entrare liberamente senza essere perquisiti assieme al proprio bagaglio.

Ormai ci si sente sempre più in uno stato di polizia, spiati da telecamere più o meno nascoste, costretti ad eterni controlli e a continui microinterrogatori, nel nome di una libertà ormai lontana, schiacciata tra il martello del terrorismo e l’incudine della sicurezza.

Quanti di noi si sentono sicuri al giorno d’oggi? Più sicuri di dieci anni fa? La sensazione di sicurezza è inversamente proporzionale all’aumentare dei controlli.

Quindi più aumentano i punti in qui si viene sottoposti a scansioni e perquisizioni più si ha paura ed insicurezza: non è forse questo terrorismo?

Quanti aspiranti terroristi sono stati rintracciati e bloccati grazie a questa immensa rete di controlli? Che sappia io nessuno. Sono stati messi a segno invece nuovi attentati in barba ai rigidi controlli.

A cosa serve quindi tutto questo controllo se non ad alimentare il terrorismo? Oppure l’italietta in questo caso ha fatto scuola? Cioè il controllore e il controllato sono la stessa persona?

A chi giova? Chi lo vuole? Forse le assicurazioni e quindi le banche, forse le ditte che producono gli apparecchi per controllare le persone? Potrebbe essere come quando l’installatore di allarmi va a rubare nelle case sprovviste di allarme, ripassando il giorno seguente con il suo biglietto da visita per proporre un impianto?

O forse è una maniera per controllare i movimenti di ogni singolo cittadino e di conseguenza di influenzare le masse?

I nostri leader hanno la bocca piena della parola libertà, ma a mie spese ho imparato che se un capo politico dice spesso una cosa, è molto probabile che sia vero il contrario.

Combattiamo il terrorismo per la libertà! Ma quale libertà se siamo sotto stretto controllo? Che prezzo ha la libertà? La libertà stessa?

Per non parlare poi delle innumerevoli strane coincidenze del mitico attentato alle twin towers che rendono sospetti i servizi segreti statunitensi molto più che Bin Laden o Al Qaida.

Il nemico perfetto è quello che non si vede o meglio ancora che non c’è, perché è quello che fa più paura ed è quello che non sarà mai sconfitto, permettendo quindi di rendere la norma il fatto di vivere sotto stretta sorveglianza.

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